I risultati di diverse analisi fogliari hanno determinato che le decolorazioni internervali a cui è soggetto il ruscus sono causate dagli squilibri dei seguenti elementi:
- Magnesio: costituente centrale della molecola della clorofilla. Di fondamentale importanza in questa coltura risulta essere l’equilibrio potassio-magnesio, in quanto l’assorbimento di questo elemento è ostacolato da grandi quantità di potassio, di calcio e dall’alto pH dell’acqua d’irrigazione. La carenza si manifesta con ingiallimenti che in certi casi necrotizzano. Effettuare interventi mirati per la lotta ad afidi (sono i primi insetti ad attaccare i tessuti teneri);
- Ferro: entra nella costituzione di vari enzimi e regola numerosi processi bio-chimici come la sintesi della clorofilla, la fotosintesi, ecc. La carenza di ferro è legata ad eccesso di fosforo nel terreno, a ristagno idrico, ed elevata presenza di microelementi antagonisti (Mn, Cu, Zn, Mo). Sintomo di questa carenza è la presenza di foglie giovani che presentano diffusi ingiallimenti e clorosi. L’applicazione di Ferro fogliare dà luogo ad accumuli di ferro all’interno dei vacuoli cellulari mostrando sulle foglie delle punteggiature. Questo accumulo riduce la risposta della pianta alla ferro-carenza. In questo caso è necessario aumentare l’attività energetica della cellula attraverso la somministrazione di fosforo aiutando in questo modo, la ridistribuzione del ferro sull’intera pagina fogliare.
È stato effettuato un monitoraggio sulla situazione e sull’evoluzione della clorosi ferrica (classico sintomo della carenza di Ferro) su un campione abbastanza ampio di aziende che coltivano il ruscus, attraverso rilevazioni effettuate in due periodi diversi del ciclo di sviluppo. Per verificare quindi la situazione e lo sviluppo della clorosi nelle piante, è fondamentale analizzare il contenuto in clorofilla con il clorofillimetro, che ha portato ad avere i seguenti dati e le conseguenti considerazioni:
- Questa coltura da fronda ha presentato valori di C.C.I. mediamente molto più alti, specialmente nel periodo autunnale.
- È emerso che, nei due periodi di rilevazione il valore medio di C.C.I. cambia nettamente. Nel periodo autunnale abbiamo riscontrato valori medi anche di 120 – 130 C.C.I. Nel periodo primaverile, invece, il valore medio delle stesse aziende non è andato oltre 65 C.C.I.
- Nel periodo autunnale solo il 18% delle aziende esaminate era al di sotto della soglia di “sicurezza” da considerarsi intorno a 88 – 90 C.C.I.. Nel periodo primaverile invece, il 33% delle aziende esaminate era al di sotto della soglia di “sicurezza” che, in questa stagione, è da considerarsi intorno a 47 – 48 C.C.I.
- In campo sono stati misurati valori di C.C.I. minimi di 13.3 e massimi di 148.4 nel periodo autunnale, mentre nel periodo primaverile il minimo è stato di 14.7 e il massimo di 110 C.C.I.
Concimazione del ruscus
Il ruscus necessita di un apporto massiccio di elementi nutritivi, soprattutto di azoto, tra la levata e la distensione. In questo periodo, però, la pianta per formare biomassa utilizza sostanze di riserva derivanti da apporti di concimazione effettuate precedentemente.
Da prove sperimentali di fertilizzazione, realizzate dall’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di Roma in due aziende del Ponente ligure, in seguito a diverse analisi effettuate sono emerse le seguenti considerazioni.
Osservando il grafico delle asportazioni è possibile affermare che il ruscus necessita di N e K in maniera praticamente uguale, mentre il P viene asportato in quantità inferiori. Rapporto di elementi nutritivi: 1 : 0,1/0,2 : 1 di N : P : K + microelementi.
I valori di seguito riportati pur essendo stati calcolati su rese differenti possono essere considerati in funzione della biomassa prodotta dei valori medi di asportazione degli elementi nutritivi per Ha per anno:
N 156 kg/ha/anno (s.s.)
P 19 kg/ha/anno (s.s.)
K 141 kg/ha/anno (s.s.)
Ca 90 kg/ha/anno (s.s.)
Mg 36 kg/ha/anno (s.s.)
Fe 4 kg/ha/anno (s.s.)
Appare evidente che la coltura necessita di un apporto massiccio di elementi nutritivi, specie di azoto, tra la piena levata e la distensione, momento in cui sta producendo la massima parte di biomassa vegetale, elementi che però derivano da concimazioni precedenti, perché per edificare biomassa la pianta attinge a quanto conservato nei suoi organi di riserva.
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